Vini estivi: i vini da bere nei mesi più caldi dell’anno

Con l’avvento della stagione estiva è ora anche di mutare, almeno saltuariamente le proprie scelte del vino da acquistare al supermercato, presso le cantine, su internet o al ristorante. Ovviamente molto dipende dalle pietanze che occupano le nostre tavole e la riflessione può non essere valida per i più accaniti “red wine lovers”, ai quali dedichiamo un piccolo spazio a fine articolo. In questo articolo sui vini estivi vogliamo però soffermarci essenzialmente sui vini bianchi e rosati (rosé) ma anche, seppur marginalmente, sui vini arancioni (orange wines).

I vini che sono stati tradizionalmente presenti sulle tavole degli italiani nella stagione estiva sono i vini bianchi, ottenuti dalla pigiatura di uve, che però non necessariamente devono essere bianche: tramite il processo della sgrondatura infatti vengono separati le vinacce dal mosto, che non assume la colorazione delle bucce, anche qualora siano rosse. È infatti il contatto della buccia con il mosto a conferire al vino la sua colorazione.
Caratteristica fondamentale dei vini bianchi è la acidità, esaltata dalla bassa temperatura del servizio, che conferisce al vino vivacità e freschezza ed è il motivo per cui vengono bevuti specialmente nei mesi più caldi.
I vini bianchi, in generale, senza soffermarci per ora su specifiche denominazioni ed etichette, possiamo abbinarli, facendo cenno oltre ai vini estivi anche ad alcuni piatti estivi, ad antipasti delicati, pietanze a base di pesce, verdure alla griglia e formaggi a pasta fresca.
Tra i vini estivi una menzione è d’obbligo per i vini bianchi spumanti, utilizzati tanto in occasione di celebrazioni e festeggiamenti quanto come base per aperitivi. In ogni caso, i nomi che probabilmente sono giunti più spesso alle nostre orecchie ed ai nostri palati sono il Franciacorta ed il Prosecco, vini estivi per eccellenza per la loro freschezza e leggerezza.

Ora tra i vini estivi un ruolo di primissimo piano lo stanno conquistando i vini rosati per la loro facilità di beva e per la loro versatilità negli abbinamenti. Questi vini vengono prodotti lasciando macerare le bucce dell’uva nel mosto per un periodo di tempo che va dalle poche ore fino a due giorni, in base alla caratteristiche che si vogliono conferire al vino da produrre.
I vini rosati, vengono solitamente consumati “giovani” perché con il passare del tempo tendono a perdere la loro freschezza aromatica e gustativa, ed i loro aromi floreali e fruttati.
Questi vini sono stati storicamente prodotti per lo più dalla Francia, da qui il nome rosé, che riesce anche a far percepire al consumatore finale il valore del prodotto. Wine Spectator, rivista leader nel mondo del vino, monitorando la presenza dei rosati nel mondo, ha calcolato che su 12 etichette, il 90% siano francesi e il restante 10% è spagnolo.
Ma forse qualcosa sta cambiando e a dare testimonianza del maggior risalto che stanno avendo questi vini anche in Italia, sono emblematiche due notizie delle ultime settimane:
– la richiesta da parte degli organizzatori di Rosexpò che il vino finora chiamato rosato o rosé venga chiamato rosa, precisando in una nota che “l’obiettivo è quello di porre fine «allo scimmiottare francese con un languido ‘rosé’ oppure con il participio passato di un verbo che non esiste”, a voler cercare di aumentare la percezione del valore dei vini rosati italiani anche ufficializzando l’esistenza di un terzo colore accanto al bianco ed al rosso;
– l’indiscrezione secondo cui anche la Doc Prosecco starebbe pensando di introdurre un rosato tra i suoi prodotti, per diversificare la propria offerta e per trarre vantaggio dall’incremento del consumo dei vini rosati.


E sono i vini rosati del Salento, ottenuti da uve Negroamaro, ad essere tra i vini rosati italiani più rinomati degli ultimi anni, quasi a volersi riprendere il loro posto nella storia. Sapevate che il primo vino rosato italiano ad essere imbottigliato è stato prodotto nel 1943 da uve Negroamaro? È il “Five Roses” della cantina Leone De Castris di Salice Salentino. Andando in giro per l’Italia, concentrando la nostra attenzione sui vitigni autoctoni, possiamo gustare vini rosati ottenuti da uve Cannonau, Nero D’Avola e Montepulciano, restringendo il nostro tour a Sardegna, Sicilia ed Abruzzo.
I vini rosati, giusto per fare qualche esempio, possiamo abbinarli a antipasti a base di salumi non molto stagionati, pasta con sugo di funghi, formaggi poco maturi.
Tra i vini estivi la “new entry” è rappresentata dai vini arancioni, che stanno beneficiando di una popolarità crescente negli ultimi anni. Sono anche detti vini macerati proprio perché le bucce delle uve bianche vengono lasciate a contatto del mosto per un periodo di tempo che può variare da pochi giorni fino a diverse settimane, con la stessa tecnica di vinificazione utilizzata per la produzione dei vini rossi. La macerazione prolungata conferisce un colore tendente all’arancione.
Per ultimo, come promesso, un accenno ai vini rossi, leggeri e poco strutturati, che, in quanto tali, possiamo definirli vini estivi. Ne sono esempi l’emiliano Lambrusco, il ligure Rossese e la Schiava, vitigno coltivato principalmente in Trentino Alto Adige.

(pictures by IG @wine_a_little_dine_a_little)

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