Si aggira per locali di Bari e dintorni, con aria solenne, imperturbabile. Ha il super potere dello stomaco di ferro, temprato da lunghe sedute di allenamento. Risponde, con solerzia, ad ogni richiesta d’aiuto che giunge sui suoi profili social. Veglia sui nostri pasti quotidiani e cela la sua identità dietro… un “baffetto“! L’ospite dell’intervista di oggi è Super “BaffettoFood” , alias Michele Pacino, il più “pop” dei foodbloggers baresi. Prima di augurarvi buona lettura e lasciarvi all’intervista, vi consiglio di seguirlo su Instagram, oltre che sulla sua pagina Facebook, mi ringrazierete… (forse il vostro dietologo, un po’ meno…)
Candido Marinelli:- Andiamo subito al dunque, chi c’è dietro la maschera di Baffetto? Chi sei e come è nata la tua professione?
BaffettoFood:- Dietro Baffetto c’è Michele Pacino, un Marketer proprio nell’ambito del Food. Aiuto le attività commerciali del mondo della ristorazione nell’ambito del loro Marketing. Quella è la mia professione principale, a cui si affianca il progetto BaffettoFood che unisce le due cose, insieme alla mia passione per il buon cibo e per i locali che lavorano bene e con criterio.
Candido Marinelli:- Hai reinventato la figura del “FoodBlogger” con post e video non banali ed uno spiccato senso dell’ironia. Come si comunica il piacere del cibo?
BaffettoFood:- Ciò che vedete su BaffettoFood è istinto. E’ cosa faccio realmente di giorno in giorno, dove vado a mangiare e cosa mangio. Sia se sono fuori, sia se sto lavorando, se sono a casa…insomma, se
merita di essere condiviso, lo faccio. Che sia per consigliare un’attività, una ricetta, o per far vivere delle emozioni facendo vedere un piatto di parmigiana di mia madre, o un polpo arricciato sullo scoglio da un pescatore. Cerco di comunicare ciò che sto vivendo in quel momento, anche se il piatto è scenicamente imperfetto magari, o se mi sta colando qualcosa sulle mani, che magari intanto mi starà anche ustionando. Molte volte il ristoratore che mi conosce mi dice: ‘”Aspetta, aggiungo una decorazione, lo faccio più bello, lo impiatto diversamente” ed io puntualmente cerco di non farlo fare, perché si perderebbe la spontaneità del momento, oltre al fatto che io fotografo i piatti per quello che sono e che devono essere tutti i giorni, sia quando faccio gli shooting fotografici durante il mio lavoro, sia quando sono Baffetto, perché poi il cliente che visiterà quel ristorante, o il mio follower che ci andrà invogliato dalla mia foto, vorrà QUEL prodotto, così come lo avrà visto. Ecco perché la mia situazione preferita è sempre quella che si verifica quando vado in dei posti totalmente in incognita perché sono in pausa pranzo o perché sono a cena fuori con mia moglie e con il bimbo.
C.M.:- In un periodo storico in cui un qualsiasi ristorante sfoggia sulla stessa bacheca l’adesivo “Consigliato da TripAdivisor” e quelli più “tecnici” delle guide di settore, si può ancora parlare di critica gastronomica?
BaffettoFood:- Qui si apre uno scenario davvero infinito, per cui potremmo parlare per ore, quindi cercherò di essere breve. Partiamo da TripAdvisor: da Marketer dico che è fondamentale per un’attività, proprio perché sempre più gente, prima di scegliere dove andare a mangiare una sincerata va a farsela dare dal gufo. Quindi i ristoratori sono tenuti a non trascurare questo aspetto e a far sì che quanti più clienti recensiscano i loro ristoranti, e devono cercare di creare un sistema per fare questo. Perché troppo spesso si è più propensi a fare una recensione quando ci si trova male che quando ci si trova bene.
Ci sono tanti clienti che ogni settimana frequentano magari lo stesso posto senza mai fare una recensione positiva, ma nel più dei casi basta chiederla (con i giusti crismi) e subito e con piacere la scriveranno. C’è però l’altra parte della medaglia, e cioè che su TripAdvisor non è detto che ci sia trasparenza, per svariati motivi, come agenzie che vendono recensioni farlocche, clienti che a volte mettono una sola stella per motivi davvero assurdi e futili, parenti e gente di parte che recensisce a favore senza magari neanche aver mai mangiato lì, oltre al fatto che se io volessi davvero male ad un concorrente mi basterebbe pagare un tecnico per far scrivere nell’arco di poco tempo decine e decine di recensioni negative e lo rovinerei, non essendoci nessun controllo sulla provenienza delle recensioni stesse. Sulle altre guide non mi pronuncio, ci sono guide famosissime e rispettabilissime, ma in realtà bisogna realmente guardare quanto sono utilizzate dai consumatori finali e che tipo di ritorno poi portano a quell’attività. In conclusione la critica gastronomica è davvero un argomento infinito. Ci sono troppe variabili. La prima è il gusto di ognuno. Una persona potrebbe trovare buonissima una pietanza che per me è semplicemente sufficiente, perché ho pretese più alte. Oppure un giorno per un ristorante potrebbe non essere come un altro, per cui io oggi posso mangiare male e tu potresti già domani mangiare bene. Ripeto, le variabili son davvero tante, ecco perché fare a caldo una recensione molto negativa verso un’attività io la vedo come una cosa molto azzardata, perché comunque lì dietro c’è chi sta lavorando e magari, chi lo sa, quel giorno ha avuto dei problemi tecnici o di altra natura. Così come allo stesso tempo i ristoratori devono sforzarsi sempre di far fare una ottima esperienza ai loro commensali che magari hanno fatto dei sacrifici per poter permettersi in quel momento di mangiar fuori.
Candido Marinelli:- Qual è la tua “Ricerca del Gusto”?
BaffettoFood:- Odio chi fa sempre le stesse cose, chi fa le cose semplicemente perché si è sempre fatto così o perché tutti lo fanno. Senza un minimo di ricerca, ed innovazione, che non significa necessariamente andare a stravolgere le tradizioni, che anche per me sono sacre, ma, ci sono tradizioni e tradizioni. Da qui le mie guerre che ormai tutti conoscono contro l’insalata ed il pomodoro in tutti i panini e a tutti i costi, ‘rucola pomodorini e grana’ come accompagnamento dappertutto o il prezzemolo a profusione nei piatti di pesce. Sono cose ormai viste e straviste da anni, bisognerebbe reinventarsi e testare cose nuove, anche solo per il gusto di far qualcosa di differente dagli altri. Chi mi segue ormai mi stuzzica, ora non è che io non mangio rucola, insalate o non gradisca il prezzemolo quando ci vuole, però sarebbe anche il caso di cambiare e inventarsi altro. La ricerca del gusto quindi per me racchiude l’esperienza che una persona fa in un locale. A partire dal servizio, per finir poi a come mangia. A seconda della tipologia del locale, ovviamente. Oggi per assurdo, con le giuste valutazioni del caso, a volte si vien trattati meglio in alcuni fast-food che in certi ristoranti dove spendi oltre 50€ a testa. Per me insomma il ristoratore, chiunque esso sia,ha quasi l’obbligo di cercare di sorprendere il cliente. Ma in pochi ci riescono. E anche qui mi collego un attimo alla domanda precedente: se il cliente lo hai sorpreso, è molto più probabile che spontaneamente faccia una recensione positiva. Se lo hai fatto semplicemente mangiar bene…beh, quella dovrebbe essere la norma. In quanti posti abbiamo mangiato bene eppure non siamo mai più
ritornati? Chissà perché…
C.M.:- Ci racconti un piatto della tradizione italiana a cui ti senti molto legato? Qual è il tuo rapporto con la tradizione e l’innovazione?
BaffettoFood:- A questa domanda ho in parte risposto già nella precedente. Le tradizioni sono importanti. Lo è anche l’innovazione. E non è detto che le cose vadano necessariamente mischiate come il mantra che si ripete ormai ovunque ‘tradizione e innovazione’. O fai tradizione, o innovi. Non sempre le cose possono andare insieme, altrimenti spesso diventa una forzatura. Sono molto legato ai piatti della tradizione romana e del centro Italia, a partire dalla carbonara a cui ho anche dedicato un video, per poi arrivare a cacio e pepe, gricia e amatriciana. Sono piatti semplici, ma che bisogna saper preparare, e solo così regalano emozioni. Vedi ad esempio…in una carbonara, cosa vuoi innovare? La devi lasciare così com’è e non devi azzardarti a toccarla! Un piatto invece a cui sono affettivamente legato è la parmigiana di melanzane. Ho quasi un rispetto reverenziale per questo piatto. Non sono legato a determinati modi di dire, ma in questo caso posso dire che come la fa mia madre non l’ho mai mangiata da nessuna parte. Motivo per cui non mi sono ancora azzardato a farla io. Un giorno ci proverò però
C.M.:- Ringraziandoti per la disponibilità, permettimi l’ultima curiosità. Perché dovremmo continuare a seguirti?
BaffettoFood:- Grazie a voi per questa opportunità. BaffettoFood ha ancora tantissime cartucce da sparare, se finora quello che ho fatto vi è piaciuto e vi è tornato utile, sono certo che quello che farò molto
presto vi piacerà tanto! E poi, come fate ad andare in un locale a Bari e dintorni e a stare tranquilli se non ci sono prima passato io? (ride)
Persona, professionista e divulgatore rispettabile.
Continua così!