Nella diatriba dialettica, a tratti folkloristica, tra foodblogger e giornalisti gastronomi, spesso si ignora che non è tanto il nome che si da al proprio ruolo, quanto la capacità di sapersi adattare alle nuove esigenze della comunicazione. Claudia Tomasuolo, oggi gradita ospite di La Ricerca del Gusto, ha uno stile genuino che ci piace, poco incline all’onda della spettacolarizzazione della cucina tanto in voga, ma attento, competente e perché no, romantico. Un intervista con il sorriso la sua, che crea empatia come la sua narrazione del “Mondo Food“. Vi auguriamo una buona lettura!
Candido Marinelli: – Ciao Claudia, grazie per aver accettato il nostro invito. Sulla tua pagina instagram, leggiamo “ Social Media Marketing e promozione commerciale per PMI artigiane e di qualità/settore Food” … ci racconti la tua professione?
Claudia Tomasuolo: – Ciao e grazie a voi! Mi occupo della gestione sui social, specialmente su Instagram, di aziende nel settore food, sia produttori che attività commerciali nel settore alimentare, curandone i contenuti – post e stories – con l’obiettivo di far crescere la loro pagina in maniera organica ed incrementare il coinvolgimento dei follower. Inoltre collaboro con l’editore della rivista Le vie del Gusto, leader negli itinerari di enogastronomia, su un progetto che si chiama “Gusto da non perdere”, per dare la possibilità ai piccoli produttori artigiani di tutta Italia di avere, con un piccolo budget, una propria vetrina commerciale sugli spazi web e social di questo affermato sistema media. Sto sviluppando inoltre, un grande interesse per il mondo dell’olio evo italiano, su cui c’è davvero tanto da fare in termini di cultura e promozione, e spero che venga presto alla luce un progetto a riguardo su cui sto lavorando.
C.M.: – Pensi che l’etichetta “Foodblogger” possa essere per te calzante?
C.T.: – Ho iniziato a mettere contenuti sulla mia pagina cla_ginger _food a causa della mia passione per i territori, le storie dei produttori alimentari ed i loro prodotti artigianali, oltre che i piatti e le materie prime che scoprivo viaggiando nel mio tempo libero. Non mi sono mai preoccupata di come “etichettare “ questa mia attività e, pur essendomi sempre definita social media manager, ho constatato che sempre più persone hanno iniziato a definirmi con l’appellativo di food blogger.
In realtà tecnicamente non sarebbe corretta in quanto non ho un mio blog e non propongo ricette ma presumo sia la definizione più utilizzata perché è il titolo lavorativo più diffuso a livello mediatico. Per chi vorrà approfondire e seguirmi sulla mia pagina c’è ben altro però: il mondo del food è talmente vasto che ci si può davvero ritagliare una propria nicchia in base ai propri interessi e capacità
C.M: – Come si comunica il piacere e la qualità del cibo?
C.T: – Si comunica con un sorriso radioso e soprattutto autentico, come quello che spunta sul mio viso in tante delle foto sul mio profilo Instagram e nell’espressione orgogliosa e nelle descrizioni così accurate dei produttori ed erogatori di servizi alimentari, fieri dei loro prodotti e creazioni culinarie, dove c’è davvero una cura amorevolmente minuziosa dei dettagli, che cerco in maniera appassionata di far arrivare al mio pubblico con entusiasmo e spontaneità; non faccio “marchette” per nessun marchio perché non ho bisogno e soprattutto non è nel mio stile e credo che questa autenticità passi e rimanga quello che mi sta più a cuore, il messaggio della cultura del buon cibo.Non sono inoltre una fautrice dei ristoranti dove è la forma a prevalere sulla sostanza, credo fermamente che sia il cibo a dover rimanere il protagonista e non l’ambiente “instagrammabile” che lo circonda; ovvio che lavorando nella comunicazione sono la prima a convenire sul fatto che lo stile ed il senso estetico sono qualità importanti anche nel mondo culinario ma la genuinità e lo spirito conviviale di alcune trattorie e dell’anima che vive in questi luoghi, spesso affatto patinati, è ciò che sa darmi davvero quel piacere profondo del gusto che dura nel tempo e che sa emozionarmi
C.M.: – Pensi che si possa ancora parla di “critica gastronomica”? Infondo, con l’avvento dei social,chiunque può esprimere un opinione…
C.T: – Penso che sia l’altra faccia della medaglia di un aspetto che ritengo assolutamente positivo, ovvero la maggior consapevolezza di tutti in ambito alimentare; è evidente però che strumenti come Tripadvisor e trasmissioni Tv come Masterchef abbiano sì dato opportunità al grande pubblico di maggiore conoscenza in ambito culinario ma anche la possibilità di esprimere giudizi non riflettuti, espesso senza grande cognizione di causa. Ti porto un semplice esempio: sono stata al ristorante stellato “Reale” di Niko Romito e l’illazione di molti, pur non essendoci mai stati, fu che sicuramente mi sarei alzata da tavola ancora affamata, quando al contrario la quantità di cibo ha ecceduto quella di tanti ristoranti per nulla pretenziosi in cui sono stata. Discorso similare per alcuni commenti stupiti che ricevo quando pubblico contenuti con il cibo locale che mangio quando sono in viaggio; spesso poi scopro che chi si esprime negativamente sulla cucina di un paese visitato ha consumato tutti i pasti nel resort italiano all inclusive, non spingendosi mai davvero in contatto conl’autentica tradizione culinaria di una nazione e/o località
C.M.: – Qual è la tua “Ricerca del Gusto” ?
C.T.: -Per quanto mi riguarda è in primis avere cura e consapevolezza su cosa c’è sulla mia tavola quotidianamente, sull’origine e la stagionalità delle materie prime, sullo sperimentare pietanze ed abbinamenti nuovi ed insoliti, sullo spaziare dallo street food al ristorante dal menù più ricercato; la ricerca del mangiare con gusto ed i sapori della buona tavola non possono esulare per me un approfondimento sulla conoscenza dei prodotti che compongono un piatto ed un continuo gioco d’equilibrio tra i sapori della tradizione ed il gusto dell’innovazione. Inoltre credo fermamente che scegliendo il bene alimentare di un produttore/ristoratore consapevole e che rispetta la natura facciamo del cibo un atto di piacere ed attuiamo una presa di coscienza, portando nel nostro piattonon solo un cibo migliore a livello nutrizionale e di gusto ma un mondo artigiano e sostenibile che va sostenuto e preservato
C.M.: – Ti ringrazio per la disponibilità. Ti lascio con un’ultima domanda che è più una curiosità : ma Claudia Tomasuolo sa cucinare? Nel caso, qual è il suo piatto forte?
C.T.: – Sono attenta a cosa mangio in casa e mi piace cucinare, ma non passo ore in cucina e preparare piatti particolarmente complessi, mangiando già tanti piatti elaborati fuori casa a causa del mio lavoro; scelgo con cura gli ingredienti, che spesso prendo al mercato perché adoro andarci e prediligo ricette semplici fatte con materie prime fresche, stagionali e di qualità. Mi piacciono molto le verdure, i legumi ed i cereali antichi ed il mio piatto forte sono le zuppe in tutte le loro forme e varietà…anzi mi hai appena ricordato che dovrei rifare un’ ottima zuppa ceci e vongole!