Cinque cose che non sai su… le Chiacchiere

Ultimi giorni per la festa più pazza e colorata dell’anno. Già da un po’ hanno fatto comparsa nelle vetrine di fornai e pasticcerie, le famose chiacchiere di Carnevale. Sfilate, carri allegorici, maschere e coriandoli: dopotutto la vivacità del Carnevale ha bisogno di un sostegno energetico, perciò è quantomeno indispensabile farsi una bella scorpacciata con questo dolce tipico, prima di riprendere l’euforia del momento. Noi nel frattempo, scegliamo un travestimento adeguato,  prima di abbandonarci alla pazza gioia del Carnevale. Cerchiamo di mantenere un minimo di compostezza per raccontarvi le “Cinque cose che non sai su.. le Chiacchiere” di Carnevale.

  1. Un dolce. Infiniti appellativi. La nostra Ricerca in questo caso inizia comodamente seduti in ufficio a sfogliare il nostro dizionario del Gusto. Arrivati alla C di chiacchiere leggiamo: crostoli, frappole, sfrappole, frappe, bugie, galani, nastri, cenci, intrigoni, lattughe, frittole, cioffe…no, non è uno scherzo di Carnevale, stiamo parlando davvero della stessa cosa, accompagnata però da una infinità di sinonimi con cui le regioni d’Italia battezzano questo dolce tipico di Carnevale.
  2. Come deve essere una “chiacchiera perfetta”?Il colore è piacevolmente dorato,ma ciò che sicuramente colpisce di più, sono quelle attraenti bolle in superficie. Riguardo a queste ultime, ecco da cosa dipendono:
    ● La farina deve essere forte così da trattenere anidride carbonica ed evitare che le bolle scoppino;
    ● La pasta deve essere stesa sottile;
    ● L’impasto necessita di riposo e questo non deve avvenire a temperature troppo basse;
    ● La temperatura dell’olio deve essere ne troppo alta ne troppo bassa.
    Tutto chiaro?
  3. Uno sguardo al passato per apprezzare meglio questa specialità, scoprendone la provenienza. Gli storici fanno risalire le chiacchiere all’epoca romana, quando, in occasione dei Saturnali (per intenderci il Carnevale dei Romani), si realizzavano dolci a base di uova e farina chiamati frictilia, appunto perché fritti nel grasso del maiale. La gente che accorreva a festeggiare questa ricorrenza poteva così agevolmente sfamarsi per strada in breve tempo e a basso costo. Apicio,gastronomo dell’epoca, nel suo “De re coquinariale” menziona così: “Frittelle a base di uova e farina di farro tagliate a bocconcini, fritte nello strutto e poi tuffate nel miele”
  4. Come spesso ci è accaduto di raccontare nei nostri articoli, anche questa volta accade di incrociare per la sua strada un personaggio storico che lascia un segno indelebile del suo passaggio.
    Un’altra versione della loro storia infatti, colloca la nascita delle chiacchiere nella Napoli di metà 800.
    La regina Margherita, che ivi soggiornò per un breve periodo, si dice fosse intenta a chiacchierare, quando ad un certo punto, chiamato il suo cuoco di corte, ordinò la preparazione di un dolce che potesse allietare i suoi ospiti. Il cuoco, tale Raffaele Esposito, prontamente realizzò quanto richiesto e prendendo spunto dal contesto in cui si accingeva a servire il dolce, gli dette il nome di “chiacchiera”.
  5. Sulle chiacchiere c’è poco da dire: che provengano dai fornelli di casa o dalla pasticceria, esse sono realizzate sempre allo stesso modo, ovvero a strisce e con i bordi leggermente ricurvi, fritte e poi spolverate con lo zucchero a velo. Quanto al decoro, possiamo trovarle abbinate al miele o al cacao, ma anche bagnate con un buon alchermes se non accompagnate da cioccolato fondente, ingrediente quest’ultimo che ha sostituito nel tempo il sanguinaccio. Vi siete rilassati sul divano in nostra compagnia? Non abbiamo ancora finito, spostiamoci in cucina e facciamo quattro chiacchiere anche lì. Ormai avvezzi alle nostre maldestre battute, ci avete irrimediabilmente smascherato e avete già indossato il grembiule per friggere. Perciò eccovi subito la
    ricetta delle chiacchiere…

    Versate la farina insieme allo zucchero a velo, un pizzico di sale e la buccia grattugiata dell’arancia in una ciotola, poi unire le uova, l’olio ed iniziate a lavorare il tutto. Aggiungete poi l’albume a neve ed incorporatelo agli altri ingredienti impastando bene, formate un panetto, avvolgetelo nella pellicola e lasciatelo riposare a temperatura ambiente per mezz’ora. Riprendete la pasta, staccatene un pezzo ed iniziate a schiacciarla un po’ a mano, poi stendete in una sfoglia molto sottile, infarinate leggermente la sfoglia, piegatela su se stessa e stendete ancora. Per questa operazione è preferibile utilizzare una sfogliatrice, così da ottenere delle sfoglie molto sottili. Ottenuta una sfoglia molto sottile ritagliate dei rettangoli ed incideteli al centro a piacere. Fate riscaldare abbondante olio di semi in una padella dai bordi alti e quando l’olio avrà raggiunto la temperatura di 175° (potrete verificarla con un termometro da cucina o come indicato nella descrizione della ricetta) friggete le chiacchiere, 1-2 alla volta. Man mano che sono pronte trasferitele su un piatto ricoperto con un foglio di carta assorbente e lasciatele raffreddare.Le vostre chiacchiere di Carnevale sono pronte, servitele con una spolverizzata di zucchero a velo!

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