Torniamo in Calabria, nella graziosa cittadina di Mormanno (CS), cuore del Parco Nazionale del Pollino. La località montana, nota agli amanti del trekking e del rafting, con un centro storico caratteristico che si sviluppa su tre colli, lega la sua fama ad una tradizione dolce e gustosa: il Bocconotto. Quanti di voi conoscono questo dolce di pasta frolla dal ripieno sorprendente? Che siate grandi esperti o semplici curiosi, questo è l’articolo giusto per voi. “Cinque cose che non sai su… il Bocconotto di Mormanno” , compresa la ricetta tradizionale. Buona lettura!
- Paese che vai, Bocconotto che trovi. Iniziamo facendo un po’ di chiarezza: di “Bocconotti” è piena l’Italia. Il Bocconotto, chiamato così perché è talmente goloso da essere consumato in un solo boccone, è un dolce presente nella tradizione di molte regioni. In Abruzzo, i bocconotti sono un PAT di Castel Frentano, in provincia di Chieti, ma sono tipici anche di Montorio al Vomano, in provincia di Teramo. Spesso è il ripieno a differenziarsi, in Abruzzo i dolci sono imbevuti con il liquore Centerba, vanto locale. Scendiamo in Puglia e qui i bocconotti sono un PAT sia di Bitonto, in provincia di Bari, che di Gallipoli, in provincia di Lecce: come si differenziano? Il ripieno del bocconotto “bitontino”, prevede ricotta e canditi. Mandorle e amarene per la versione leccese. Ed infine la Calabria, con la PAT di Mormanno, di cui vi parliamo in quest’articolo, ma sono noti anche quelli di Amantea, farciti con mandorle tostate, cannella e cioccolato. Dove è nato per prima? Non ci sbilanciamo, non volendo far torto a nessuno. Preferiamo gustarceli tutti.
- Ma quando è nato il Bocconotto a Mormanno? Il professor Domenico Crea, autore di diversi libri di ricerca storia su Mormanno, racconta che già nel 1300, nella sua cittadina, venivano preparati dolci molti simili ai bocconotti. Si chiamavano “varchigghije”, dolci di pasta frolla e ripieno di zucchero e farina di mandorle, ad opera delle monache per la ricca tavola del vescovo Barone. Il nome richiama le teglie, a forma di barca, in cui venivano cotte. Solo nei primi anni del 1800, abbiamo testimonianze della comparsa di quello che oggi chiamiamo Bocconotto, sulle tavole del popolo. Le grandi teglie delle “varchigghije” vengono sostituite con forme più piccole, sempre in metallo ed il ripieno rimpiazzato con la più economica e reperibile, mostarda d’uva. Quest’ultima, non mancava mai nelle dispense dei mormannesi.
- Di cosa è ripieno il Bocconotto? Come già detto prima, i ripieni della ricetta “storica” indicano lo zucchero e la farina di mandorle, per le tavole più agiate e la mostarda d’uva (sostituita dalla marmellata) per le tavole “popolari”. Oggi è sempre più frequente trovare Bocconotti alla crema pasticcera, al cioccolato e con tutte le confetture possibili ed immaginabili. Segno dei tempi cambiati, con una diversa diffusione: oggi sono venduti sfusi nelle pasticcerie e nei bar di Mormanno, di produzione propria e nella versione “confezionata”.
- L’esperienza sensoriale. Se il bocconotto di Mormanno è preparato rispettando la tradizione (segue la ricetta proposta dal comune di Mormanno), può conservarsi più a lungo, a temperatura ambiente, rispetto ad altri dolci. Ovviamente, dipende molto dal ripieno. La forma più diffusa, come si evince dalle foto qui correlate, è ovale. Ma, si sa, molto dipende dalla creatività del pasticcere, non è da escludere che possiate trovarvi dinanzi bocconotti dalla forma rotonda o a canestrello. La dimensione è di circa 4 cm, per un peso medio di 50 grammi. La pasta deve essere sottile, per sciogliesi in bocca al morso e permettere al ripieno di emergere. Un’esperienza goduriosa che racchiude anche ottimi valori nutrizionali, per via degli ingredienti semplici. Un peccato da concedersi a cuor leggero (senza esagerare).
- La ricetta: Bocconotti di Mormanno.
Ingredienti: 1 Kg di farina; 400 g di zucchero; 400 g di strutto; 6 uova; una bustina di lievito per dolci.
Sistemate la farina a fontana e, con cura, versate lo zucchero al centro, lo strutto, le uova e il lievito. Lavorate con le mani fino ad ottenere un impasto morbido ed omogeneo (attenzione alla comparsi di grumi). Ungete dei piccoli stampi (vanno benissimo quelli di forma ovale o rotonda) e foderateli con l’impasto. Farciteli con della marmellata o altro ripieno che preferite. Ricopriteli con un altro strato di pasta ed infornate a 200 gradi fino a che la frolla non si sarà ben dorata.