Per parlare o scrivere di qualunque cosa, con cognizione di causa, è indispensabile nutrire il piacere per quello che si fa. Sembra una riflessione banale, ma è così, pensateci un po’. Il piacere non si apprende in anni di studio, non si può acquistare, non si eredita, è qualcosa che poi, ti distingue dalla massa. Ho avuto modo di intervistare Antonio Fucito e ringrazio “La Ricerca del Gusto” per questa opportunità. Antonio non ha bisogno di presentazioni, qualunque sia la vostra passione, dai videogiochi alla critica gastronomica, dal calcio all’editoria, sicuramente vi siete imbattuti in un suo lavoro. Oggi parleremo della sua ultima creazione, in pochi mesi già eletto “tempio sacro” degli amanti della pizza: Garage Pizza. Mi hanno colpito alcune sue parole, semplici, che ben descrivono tutta la sua passione, ve le riporto: “La pizze deve farmi dire “Cacchio quanto sei buona!” al primo morso. Mi deve sorprendere, confermare quello che gli occhi mi hanno detto. Mi deve “arricreare”, come si usa dire a Napoli.” Non è questa una dichiarazione d’amore? Come avrete già capito, la “pizza” è la protagonista della nostra chiacchierata, ma abbiamo anche parlato di come la filiera tutta dovrà affrontare il “post Covid19”. Buona lettura.
Candido Marinelli:- Ciao Antonio, grazie per aver accettato il nostro invito. Devo dire che ti conosco (e seguo) da un po’, dai tempi di Multiplayer.it, poi GamePlay Cafè, Dissapore, ora (anche) Garage.Pizza. Ma chi è Antonio Fucito?
Antonio Fucito:- Bella domanda! Difficile dare una risposta. Di una cosa sono certo: in 39 (quasi 40 anni) di vita, ho coltivato la mia curiosità. Questo mi ha permesso di evolvere: nel bene o nel male? Non spetta a me dirlo io. Sicuramente sono una persona che ha tante passioni e che si esalta con esse. Il mio umore condiziona le mie giornate ed è spesso scandito da quanto riesco a esaltarmi per quello che faccio. Attenzione: non soltanto a livello lavorativo. Nella routine di tutti i giorni ho bisogno di sfide stimolanti, che sia quando resto a casa a guardare un film o quando esco con gli amici. La voglia di apprendere mi fa affrontare le cose con un piglio positivo, consapevole che ci siano anche i giorni difficili, quelli che partono con il piede sbagliato ed è difficile arrivare a fine giornata.
C.M.:- Parliamo un po’ della tua ultima “creazione”, Garage.Pizza e andiamo subito al sodo: quali sono, a parer tuo, le motivazioni del successo della pizza?
A.F.:- Poche chiacchiere, la pizza ha successo perché rimane, nonostante le sue evoluzioni, un piatto popolare, accessibile e che crea gioia infinita. Se ci pensate un po’, la pizza è una delle poche parole che non necessita di traduzione. In tutto il mondo è qualcosa che già alla vista ti crea piacere, che poi viene confermato dall’odore e che poi, si spera, verrà confermato anche dal morso. Tutto questo ad un prezzo accessibile e si può mangiare in tante condizioni: al volo, da asporto, a portafoglio, seduti a un piatto, può essere il centro della conversazione come un momento solitario. Ecco, è proprio questo il motivo del successo della pizza, da qualunque punto di vista è analizzata, il risultato è uno e noto sin da tenera età ed a tutte le longitudini: la pizza è perfetta
C.M.:- Esiste l’impasto perfetto? Quanto incide, magari facendo una percentuale, la qualità degli ingredienti?
A.F.: – L’impasto perfetto non esiste perché comunque regna sovrano il gusto personale. Sulla base della mia esperienza, migliaia di pizze mangiate, posso dire che la pizza napoletana o una pizza comunque che ha un impasto che si scioglie in bocca, che lascia spazio agli ingredienti, morbido ma non crudo e di facile digestione è la miglior tipologia che ci sia. Ma ci sono tante persone che preferiscono una pizza più industriale, più croccante, una pizza meno alta, magari ignorando che quella napoletana in realtà è sottilissima al centro. Quindi non si possono discutere queste caratteristiche, magari ci si può sfidare. Sfido chiunque a confrontare il top del top della pizza napoletana con il top del top la pizza, croccante, bassa. Dubito che la seconda possa avere possibilità di vittoria. Gli ingredienti incidono tanto però sono anche “semplici” da scegliere. Tutt’altra cosa è assemblarli e trovare il giusto equilibrio dei sapori. Il gourmet è saper scegliere e creare armonia tra loro e non prendere il gambe, ad esempio, il gambero di Mazara del Vallo e buttarlo lì solo per dire di aver fatto la pizza “gourmet”. Giocando un po’ con un’ipotetica classifica, per quanto mi riguarda, primo l’impasto, poi la lievitazione, la cottura e poi l’armonia del tutto.
C.M.:- Garage Pizza è “nato” da poco, ma ha già una sua identità precisa. Quali sono i tuoi obiettivi?
A.F.:- L’intento è parlare del mondo pizza a 360°, esaltarne i pregi e talvolta criticare i difetti. Di certo non c’è voglia di perder tempo con dinamiche di comunicazione di marketing. Non troverete nessun messaggio inviato dagli uffici stampa per sponsorizzare quello pizza o quel locale. Sono dell’idea che la critica non deve essere distruttiva, io preferisco ignorare chi non merita attenzione perché la critica, seppure negativa, è visibilità. Poi è chiaro, ci sono cose importanti che ,nel caso, devono essere anche criticate. Dovesse capitare di mangiare una pizza “cattiva”, scriverò sempre con stile, ma in maniera critica. Garage Pizza vuole approfondire questo mondo, dando spazio anche alle dinamiche, alle storie delle persone e alle attività dietro al mondo pizza. Il fine è dare una guida credibile, e per fare ciò è importante interfacciarsi con le persone, non solo con gli operatori del settore. Voglio condividere quello che ho appreso negli anni, in tante testate giornalistiche e confrontarmi in un mondo in continuo cambiamento. Garage Pizza racchiude un po’ tutto questo.
C.M.:- Grazie per la disponibilità e per la bella chiacchierata. Sarebbe un peccato non chiederti un parere sulla situazione che stiamo vivendo. Non posso non chiederti quali sono le prospettive del mondo della “pizza” e delle pizzerie, post Covid-19. Il mercato cambierà? Cosa dovranno cambiare gli esercenti e quali situazioni si troveranno ad affrontare?
F.M: – Ha segnato un solco, ha stravolto il mondo, per come ci era noto. Per quanto riguarda il settore di cui stiamo parlando, bisognerà rivedere un po’ le interazioni sociali, le dinamiche lavorative, la gestione imprenditoriale. Chissà per quanto tempo verranno limitate. Pensiamo agli assembramenti che si creavano attorno alle pizzerie, le grandi tavolate di comitive in festa, le code di gente in attesa, tutto questo oggi non è più possibile. Tante pizzerie dovranno reinventarsi, dovranno ridurre i coperti, dovranno offrire un prodotto più accorto, un servizio più puntuale, magari maggior rispetto per il cliente. Anche per il cliente sarà un importante banco di prova: dovrà avere una coscienza sociale che spesso non ha dimostrato in passato. In questi giorni ho letto notizie allucinanti, gente che ha mandato indietro la pizza perché arrivata fredda al domicilio. Questa gente non ha capito una mazza di quello che sta succedendo, della rivoluzione culturale che dovremmo mettere in atto. Le pizzerie popolari, soprattutto in certe parti d’Italia come in Campania, esisteranno ancora. La gente ha bisogno di socialità, ha bisogno del contatto, però dovrà dialogare con questa lontananza imposta. Dovremo utilizzare delle accortezze, sicuramente bisognerà riscrivere alcune regole sociali ed alcune regole imprenditoriali. Chi avrà la sensibilità di cambiare ma non di diventare estremo, secondo me, avrà successo. Solo così si continuerà a parlare del nostro “mondo pizza”. Lo faremo ancora più, consapevoli della potenza di questo alimento.