Il suo non è stato un “ritorno” in cucina. La cucina è il suo ambiente, non l’ha mai abbandonato. Eppure c’è stato un momento della vita della foodblogger romana Serena Brigheli, che si è vista altrove, ma mai troppo lontano. Disciplina, coraggio, caparbietà senza perdere di vista la ricerca dell’equilibrio, sono caratteristiche per avere successo sia in tribunale che in cucina… ci avete mai fatto caso? Il rischio fa parte del gioco, ma mantenendo la lucidità del ruolo. Serena ha avuto il coraggio di esprimere ad alta voce i suo sogni, le sue passioni, forte di alcuni punti fermi che ci ha svelato in questa intervista, a cui si ispira. Siamo lieti di presentarvi quest’intervista all’avvocato Serena Brigheli, che ci parlerà del presente e del futuro del suo foodblog “Cucina Serena“. A conclusione, una ricetta di Serena Brighelli per l’estate. Buona lettura!
C.M.: – Ciao Serena, grazie per aver accettato il nostro invito. Partiamo dall’origine: come ci è finita un avvocato in cucina? Come è nato il tuo foodblog “Cucina Serena”?
S.B.: – In passato ho scelto la giurisprudenza alla ristorazione essendo io figlia di ristoratori. Vedendo i sacrifici che un’attività commerciale richiede non ho voluto seguire le loro orme e ho seguito il sogno dell’avvocatura anche se poi ho abdicato la libera professione per un lavoro più stabile, ma sempre attinente a quello per cui ho studiato. La libera professione, come avere un’attività commerciale, impattano entrambe con una burocrazia che spesso è sfiduciante in un paese come il nostro.
C.M.: – Sei una “figlia d’arte”, tuo padre è cuoco di professione e per tua madre, la cucina buona e semplice, è stile di vita. Ovviamente solo loro i tuoi primi modelli, quanto la tua cucina deve a loro?
S.B.: – Senza ombra di dubbio devo tutto a loro, che sono ancora i miei punti di riferimento e i miei peggiori critici, soprattutto quando faccio piatti un po’ più moderni. Entrambi sono molto ancorati alla tradizione, valore che senza dubbio hanno trasmesso anche a me, insieme al culto del mangiare bene. Anche mia nonna, sempre con le mani in pasta, a fare fettuccine e quadrucci ha avuto il suo ruolo nella mia memoria della cucina.
C.M.: – Qual è la tua Ricerca del Gusto? S.B: – La mia ricerca del gusto nasce dalla mia curiosità. Mi piace scoprire e assaggiare ingredienti che non conosco, spesso li gusto con la brama di una possibile applicazione nelle mie ricette.
C.M. : – Quanto la tua cucina è legata al territorio? C’è un piatto o un prodotto a cui ti senti più legata?
S.B. : – La mia cucina è molto legata l territorio, le mie ricette sono per lo più ricette della tradizione, meglio se di quelle dimenticate a cui mi piace dare voce nel mio blog. Il nostro paese ha un patrimonio gastronomico incommensurabile serve tempo e ricerca per scoprirlo e conoscerlo approfonditamente. Mi chiedevi un piatto a cui sono più legata, ovviamente quelli più famosi della mia tradizione regionale, fra tutti mi viene in mente il supplì per un motivo affettivo. Ma anche gli gnocchi alla romana che mia madre fa ancora spesso, pollo e peperoni (il piatto di ferragosto a Roma) ed essendo per metà siciliana, sento miei anche molti piatti della tradizione sicula in primis la parmigiana di melanzane (anche se a dirla tutta l’origine di questo piatto è contesa fra Sicilia, Napoli e Parma) e la caponata che adoro.
C.M. : – Da foodblogger, cosa ti è mancato, se c’è qualcosa, nel periodo di lockdown?
S.B. : – Io con il mio blog giro molto, mi capita spesso di essere invitata a manifestazioni food di rilievo o tour enogastronomici in Italia, sono esperienze altamente istruttive e che regalano una visione territoriale più aderente alla realtà e fanno scoprire la “genetica territoriale del cibo” come a me piace chiamarla. Quando pensi alle arance per esempio ti viene in mente la Sicilia ma in realtà esistono anche altre varietà in altre zone d’Italia come l’arancio biondo del Piceno, recuperato di recente, o le arance della costa dei trabocchi in Abruzzo dove sono coltivate dal 1600. Queste cose le impari sul posto e così ti restano più impresse piuttosto che leggendole su internet. Una ripresa di queste attività nel momento storico in cui viviamo è sconsigliata, con mio dispiacere, credo che bisognerà attendere ancora a lungo affinchè si possa tornare a farne.
C.M. : – Pur essendo presente su tutti i canali social, sei ancora molto legata al blog, alla parola scritta, cosa che sta vendendo a mancare nella nuova generazione di foodblogger, più veloci e legati alle immagini. Che futuro prevedi per i “foodblogger” e per te?
S.B. : – Scrivere è un’altra delle mie passioni, se non fossi diventata avvocato forse avrei tentato la strada del giornalismo. Io credo che internet sia ancora il primo canale di ricerca e lo resterà a lungo, se cerchi qualcosa ti affidi ai motori di ricerca come prima fonte per questo è importante continuare a scrivere. A mio avviso la scrittura dice molto della persona, della sua personalità e anche delle sua professionalità. Per noi blogger è il nostro “portfolio”, quello che le aziende dovrebbero vedere senza fermarsi al dato numerico dei social che non è l’equazione giusta per misurare le competenze e la professionalità di una blogger. Il settore è un po’ saturo ma credo che sul lungo raggio sopravviveranno quelle con vera passione e competenza, il livello si sta alzando molto e studiare anche in questo campo diventa importante per la sopravvivenza.
C.M. : – Ora, ringraziandoti per la tua disponibilità, ci regaleresti una tua ricetta per l’estate?
Ti regalo quella che secondo me è l’espressione dell’estate quanto agli ingredienti che la compongono ed è anche una di famiglia proveniente dalla mia metà siciliana: la caponata di melanzane, piatto estivo che si consuma freddo, meglio, se il giorno dopo (ricetta tratta dal blog Cucina Serena) :
Ingredienti per 2 persone:
- 500 g di melanzane
- 200 g di pomodori (io pachino)
- 250 g di cuori di sedano
- 50 g di olive verdi (siciliane)
- 25 g di capperi (siciliani) sotto sale
- 1 cipolla bianca
- 1/2 cucchiaio di concentrato di pomodoro
- 1/2 bicchiere di aceto di vino bianco
- 1/2 cucchiaio di zucchero
- 40 g di pinoli
- 25 g di uvetta
- 7/8 foglie di basilico
- 2 cucchiai di olio extra vergine di oliva
Preparazione:
Per fare la caponata per prima cosa lavate, asciugate le melanzane, privatele del gambo e tagliatele a tocchetti.
Raccogliete le melanzane tagliate in un colapasta, salatele con sale grosso lasciatele spurgare per almeno un ora con una pentola di acqua colma sopra, in modo da fargli perdere tutta l’acqua di vegetazione amarognola.
Trascorso il tempo sciacquatele e tamponatele con della e carta assorbente.
Sbollentate per pochi minuti i pomodorini poi tuffateli subito in una ciotola con acqua fredda e ghiaccio.
Tagliate i pomodorini in due, privateli dei semi e teneteli da parte.
In una padella grande fate dorare la cipolla precedentemente affettata con in olio caldo.
Inserite quindi il sedano tagliato a cubetti, olive, capperi, uvetta, pinoli e lasciate insaporire.
Aggiungete le melanzane tagliate a cubetti e fatele cuocere per alcuni minuti.
Unite infine i pomodori e il concentrato di pomodoro e lasciate cuocere a fuoco medio per 7/8 minuti.
Sciogliete lo zucchero nell’aceto e versatelo nel sugo mescolando per amalgamarlo con tutti gli ingredienti.
Fate cuocere una decina di minuti, fino a quando l’aceto non sarà evaporato.
Assaggiate, regolate di sale se necessario, aggiungete metà delle foglie di basilico e cuocete ancora un minuto mescolando di tanto in tanto.
Spegnete, unite il restante basilico e lasciate riposare.
La caponata si gusta fredda a temperatura ambiente, meglio se il giorno dopo, per dare tempo a tutti gli ingredienti di rilasciare i propri sapori.