C’è un proverbio che dice: “Non si possono fare le nozze con i fichi secchi”. Si sa, i proverbi fanno parte della nostra cultura, raccontando il nostro modo di pensare. Ma i tempi cambiano e l’origine molto antica di certe pillole di saggezza popolare, vanno rilette in chiave attuale. Ora i fichi secchi, anche a seguito del riconoscimento di Presidio “Slow Food” , con la denominazione di Fico Mandorlato di San Michele Salentino, non sono più quell’alimento semplice, povero e comune che era qualche secolo fa. Settimana scorsa vi abbiamo parlato dei fichi, oggi li facciamo, letteralmente “secchi”: Cinque cose che non sai su… il Fico Mandorlato di San Michele Salentino. Buona lettura!
- L’industria dei fichi secchi ha rappresentato una pietra miliare per l’economia pugliese del Novecento, intere famiglie erano dedite all’essiccazione, ponendo i frutti tagliati a metà ad essiccare su caratteristici graticci di canne chiamate sciaje o cannizzi. Nel leccese i fichi erano molto spesso essiccati sulle spase, ovvero direttamente su roccia affiorante o lastre di pietra, oppure sulle littere, vere e proprie costruzioni di pietre, appena sollevate dal terreno, coperte con uno strato ben compresso di “erba di San Giovanni” crespa che permetteva la giusta aerazione. In alcuni casi si usavano come cannicci steli secchi ed intrecciati di Asfodelo.
- Una volta essiccati da un lato, i fichi posti sui cannicci dovevano essere rigirati e coperti alla sera per proteggerli dall’umidità della notte. Ma non tutti i “fichi secchi” diventavano “fichi mandorlati”… I fichi venivano selezionati secondo la qualità, gli scarti erano destinati alla distilleria. I fichi essiccati interi venivano spesso scottati in acqua bollente, in seguito asciugati e posti in barattoli di vetro per far si che lo zucchero che fuoriusciva dal frutto, li copriva come una patina.
- I fichi spaccati ed essiccati erano farciti con mandorle tostate, semi di finocchio e scorza di limone a costituire i cosiddetti fichi maritati, cotti in forno. Questo prodotto, tipico di Ceglie Messapica, San Michele Salentino e San Vito dei Normanni, in provincia di Brindisi, ha ottenuto il riconoscimento di Presidio Slow Food “Fico Mandorlato di San Michele Salentino“. La preparazione del fico mandorlato avviene proprio nel periodo in cui quest’articolo è stato pubblicato (da agosto fino a settembre inoltrato). Il dolce è reperibile tutto l’anno.
- Nel Salento meridionale si possono ancora ritrovare costruzioni rupestri legate alla produzione di fichi secchi. I furnieddhi, antichi forni di pietra a secco per la cottura dei fichi.
- Ma i fichi mandorlati si possono preparare in casa? La difficoltà maggiore è nel reperire gli ingredienti.
Ingredienti
- fichi
- mandorle tostate
- buccia tritata di limone (meglio se biologica)
- semi di finocchio
- foglie di alloro secche
Preparazione:
- Tagliateli in due, facendo attenzione a non separare le due metà.
- Adagiateli su di un graticcio ad essiccare proteggendoli con un velo e avendo l’accortezza di rigirarli su se stessi un paio di volte al giorno e di rientrarli la sera in modo da non prendere l’umidità della notte.
- Un volta essiccati (avranno preso un colore bruno scuro) vanno farciti e passati al forno.
- Inserite, quindi, in ogni fico secco una mandorla, un pizzico di buccia di limone, due o tre semi di finocchio.
- Richiudete i fichi e cuoceteli al forno a 180° per 20 minuti.
- Conservateli in vasetti di vetro insieme a qualche foglia di alloro.