Che nostro malgrado ci siamo ritrovati a vivere un periodo che resterà scritto negli annali della storia, annoverato tra gli anni più bui, è ormai un dato di fatto. Sappiamo già che un giorno ci capiterà di parlare con i nostri nipoti di questi giorni di pandemia. Vi siete mai chiesti quali parole useremo? Quali dettagli? Credo che tutto quello che siamo riusciti a costruire di positivo, in questi giorni difficili, avrà un grosso valore domani. Quello che oggi ci ha permesso di affrontare lunghe settimane monotone e notti insonni in preda all’ansia e alla paura, sarà il seme per future storie di resilienza. La Passione ci ha salvato, come quella che ho potuto costatare nelle parole del giovane Marco Maria Bellini, dottore in Scienze dell’Alimentazione e Gastronomia, con un rosero futuro da Enologo e Gastronomo (lo trovate su Instagram, le foto correlate a quest’articolo sono tutte opera sua). Abbiamo parlato di Vino a tutto tondo, ho apprezzato le sue risposte schiette, appassionate, mai banali e senza cadere nella retorica del piangersi addosso in quest’anno “particolare”. Leggere per credere.
Candido Marinelli:- Ciao Marco, grazie per aver accettato il nostro invito. Ti va di presentarti un po’? Magari ci racconti come è nata la tua passione per l’enologia.
Marco Maria Bellini:- Ciao a tutti! E’ stato un piacere ricevere il vostro invito! Bene, questo avvicinamento al mondo del vino è stato davvero casuale e molto recente. Un anno fa mi accingevo ad ultimare il corso di laurea in scienze dell’alimentazione e dovevo praticare un’attività di tirocinio nel settore per chiudere il ciclo. Tramite suggerimento di mio zio, appassionato di vino, una mattina dello scorso settembre mi recai in un’azienda alle porte di Roma… Lungo la strada che vi portava, i miei occhi furono rapiti alla vista di questa tenuta incantevole, circondata da ulivi e altri alberi da frutto, elegantemente pettinata dai suoi filari di vite che scendevano da ogni versante del fabbricato centrale. Citofonai al cancello e venni subito accolto. L’azienda, che tratta diversi prodotti alimentari, è specializzata proprio nel vino, biologico, materia per me piuttosto sconosciuta al tempo. Il direttore percepì il mio entusiasmo e, seppur non possedessi ancora nemmeno le basi in materia di enologia, autorizzò il tirocinio. Così, pochi giorni dopo, iniziai a sporcarmi le mani tra vigna e cantina, innamorandomene perdutamente. Tre mesi dopo, a stage concluso e a corona d’alloro sulla zucca, iniziai un master dedicato alla viticoltura e all’enologia e, nonostante l’arrivo del Covid, riuscii a piantare le radici in questa realtà bucolica in cui tuttora opero, alla scoperta dei nutrienti che caratterizzano una terra, dei gesti che rendono forte una cultivar, degli interventi dell’uomo e del rapporto che esso ha con gli agenti atmosferici.
C.M.:- La Vendemmia 2020 è ormai agli sgoccioli. In quest’anno nefasto, che annata è stata in termini di prodotto per quanto riguarda la qualità, quantità e prezzi al produttore ? Quanto ha inciso questa pandemia?
M.M.B.:- Come hai già anticipato tu, è stato un anno diverso dal solito, anche se questioni gravi legate al mondo del vino non ce ne sono state. Durante il primo lockdown si è verificata una perdita della vendita all’estero del 5-10%, ma con un aumento della richiesta interna, soprattutto passando per la Gdo e l’ e-commerce. Gli unici vini che hanno sofferto la prima fase della pandemia sono stati i frizzanti, ma durante il prosieguo dell’anno vi è stato un accrescimento del commercio tale da azzerare anche le perdite del primo periodo. Non sono invece al corrente dello stato dei prezzi, ma visto l’andamento del settore credo non si siano verificati cambiamenti significativi. La vendemmia, perlomeno nel Lazio, è stata stupefacente, caratterizzata da uno stress idrico non troppo spinto in fase di accrescimento dell’acino e da un’estate abbastanza secca. Abbiamo constatato componenti coloranti eccellenti, proprietà fenoliche molto alte, grande potere alcoligeno delle uve e un’ottima sanità. Per quanto riguarda la mia azienda, si è dimostrata la più importante vendemmia (circa 40 giorni di raccolta) sia in termini di quantità che di qualità, un binomio difficile da raggiungere solitamente. Siamo grati al clima, molto soddisfatti del lavoro in vigna e del prodotto che ora seguiamo passo passo in cantina, si prospettano ottimi vini!
C.M.:- Quali sono le nuove “mode” a tavola?
M.M.B.:- Oggi sembra che i bevitori cerchino vini ottenuti da uve meno note, legati a storie di produttori emergenti o, soprattutto per il pubblico più giovane, appartenenti al mondo “Green” (biologico, biodinamico e naturale), il tutto collegato alle nuove modalità di acquisto online e alle figure degli influencer, capaci di pubblicizzare le loro bottiglie preferite. A mio avviso la vera moda è rappresentata proprio dal piacere di sempre più persone, esperti sommelier o semplici appassionati (cosiddetti “winelover”), nel raccontare o decantare processi e sensazioni connesse al vino sfruttando web e social media, una sorta di passaggio dalla tavola allo smartphone. A livello di tematiche, quelle di maggior interesse sono collegate alla sostenibilità e al rispetto dell’ambiente. C’è un attenzione che cresce per quanto riguarda l’ecologico, in tutti i campi…ed era ora!
C.M.:- Cosa ne pensi del “Turismo del Vino”?
M.M.B.:- Come accennavo prima, per alcuni è appagante la condivisione virtuale di contenuti in materia ed anche l’attuale momento storico può limitare le visite a vigneti e cantine, difatti sono saltati innumerevoli fiere ed eventi dedicati quest’anno. Ma è comunque presente nel nostro paese una fetta di appassionati, quasi sette milioni, che di norma preferisce recarsi nelle aziende agricole, interessata al come e dove i prodotti vengono realizzati. Penso che il Turismo nel vino sia un viatico per far conoscere, la chiave per immergersi e comprendere a fondo come l’ambiente pedoclimatico influenzi un’annata, per percepire anche l’atmosfera emotiva in cui si opera ed individuare attenzioni, cure e strategie che contraddistinguono una produzione… e poi vi assicuro che assaporare un calice di vino nella sua terra nativa è tutt’altra emozione!
C.M.:- Ringraziandoti per la disponibilità e augurandoti il meglio per il futuro professionale e non, ci piacerebbe chiudere quest’intervista con i tuoi consigli per i nostri lettori, per avvicinarsi al mondo dell’enologia e della viticoltura.
M.M.B.:- Adesso più che mai esistono vari corsi online da poter seguire per avvicinarsi a questo mondo, anche gratuiti. Le tematiche dei webinar sono molteplici, da introduzioni per neofiti a spiegazioni dettagliate dei differenti processi. Mi piace ripetere, però, che il vino non s’impara, ma si conosce bevendolo, assaporandolo, annusandolo. Per quanto possano essere insegnate delle tecniche valide, sono i sensi che devono imparare a reagire agli stimoli di questa materia viva. Bisogna dunque allenarsi per essere in grado di definire un vino, esercitando memoria visiva e olfattiva in primis e associando a queste quella emotiva. Sono infatti infinite le colorazioni e i bouquets che si possono presentare in un calice di vino, può rivelarsi molto utile associare aromi e sentori ad eventi o ricordi della nostra vita. I consigli che mi sento di darvi sono ovviamente di bere, responsabilmente, di far visita ad aziende agricole attorno a voi, di vivervi i profumi della campagna e di essere il più possibile curiosi e aperti.
Vi ringrazio per questo spazio e per questa opportunità di condivisione!
Buona degustazione a tutti!
Marco Maria Bellini è su Instagram come trattocibobevovino : seguitelo!