Per presentarvi l’ospite di oggi e raccontarvi il suo blog, ho deciso di prendere in prestito parole illustri. Sono le parole che tradizionalmente vengono attribuite al grande pittore toscano, Giotto, dedicate a Roma. Non a caso, città natale della nostra gradita ospite. “Roma è la città degli echi, la città delle illusioni, e la città del desiderio”. E di “Echi”di una cucina importante, troverete in “Barefood in Rome“, con l’obiettivo di aiutarvi ad evitare le “illusioni” di una ristorazione pensata per una clientela internazionale ed in continuo movimento (e che speriamo possa presto tornare ad ospitare), ma di certo capace, con una narrazione entusiasta, di raccontare gli aspetti più gioiosi ed impossibili da non suscitare “desiderio”, del mondo della ristorazione a Roma. Do il benvenuto alla foodblogger romana, Chiara Marcotulli. Tanti ricci, occhioni e una passione travolgente per il cibo. Godetevi quest’intervista mai banale. Tutte le immagini a corredo di quest’intervista, sono tratte dal blog “Barefood in Rome”
Candido Marinelli:- Ciao Chiara, grazie per aver accettato il nostro invito. Ti va di parlarci un po’ di te? Come è nata la tua passione per il food e come sei giunta a “Barefood in Rome”?
Chiara Marcotulli:- Sono nata sotto il segno dei pesci nel’ 91, all’Isola Tiberina, nel cuore di Roma e la cosa mi rende molto orgogliosa! Sono una “scrollatrice seriale” di Instagram e soprattutto una “pastasciuttara doc” (posso mangiare senza problemi 2 etti di pasta!). Nel tempo libero mi trasformo in Barefoodinrome e vado alla ricerca di posti buoni in cui andare a mangiare nella mia città. Dopo la laurea in Sociologia, mi sono specializzata in Comunicazione e Marketing alla Sapienza di Roma, dove mi sono laureata con una tesi in “Advocacy e Consumo Responsabile” il cui titolo la dice lunga “La vita è troppo breve per non mangiare bene”. Durante gli studi, ho sempre lavorato e mi sono occupata di Comunicazione ed Eventi per una onlus impegnata nella cooperazione allo sviluppo in Guinea Bissau, fatto diverse esperienze nel campo dell’educazione infantile fino a quando nel 2018 sono approdata in Citynews nel Team Ufficio Stampa e Relazioni Esterne. Per quanto riguarda la mia passione, invece, posso dirti che vengo da una famiglia romana doc dove c’è sempre stata un’importante cultura del mangiare. Mio nonno e mio padre, ma anche i miei zii, mi hanno trasmesso la passione per il cibo e per il pranzo o la cena fuori. E’ stato un imprinting importante. Ma solo dopo aver curato un progetto editoriale in ambito agro-alimentare che mi ha portato in giro per tutta l’Italia e dopo aver preso consapevolezza del fatto che ogni giorno ero in un posto diverso a fare aperitivo o cena, ho scelto di accogliere il suggerimento di molti amici e colleghi che mi dicevano: perché non apri un blog senza che ogni volta ti devo chiedere dove andare? Ed ecco che tra la fine del 2018 e l’inizio del 2019 è nato Barefoodinrome.it che deriva dall’espressione Barefoot – letteralmente a piedi scalzi. Nella mia città, ovviamente.
C.M.:- Come si comunica il piacere del cibo? Qual è la tua “Ricerca del Gusto”?
C.M.:- Il piacere del cibo passa innanzitutto per la conoscenza delle materie prime e soprattutto del territorio dal quale provengono. Amo la cucina italiana e l’Italia perché ogni città, provincia o regione, produce prodotti tipici che sono inimitabili e assolutamente unici. Una peculiarità tutta Italiana che forse non si riesce ad apprezzare perché non la si conosce davvero o la si da per scontata. Ogni cibo ha una storia che si intreccia ad aspetti culturali, sociali… e per comunicare il piacere del cibo parto sempre da questi elementi. Più un posto è autentico, legato indissolubilmente al contesto in cui si trova, pregno di significati, oltre che di passione e qualità, più mi piace e lo apprezzo. E a quel punto lo condivido.
C.M.:- Si può ancora parlare di critica gastronomica? C’è un “passaporto etico” che un foodblogger, nei tempi dei social, deve assolutamente possedere?
C.M.:- Non credo abbia molto senso parlare di critica gastronomica. Forse per chi lavora nel settore a livelli alti ha ancora un peso. Ad oggi, basta farsi un giro sui social per capire che chiunque può giudicare o recensire pubblicamente il lavoro di una cucina. Ma bisogna farlo con cautela e soprattutto con rispetto – a maggior ragione di questi tempi.
C.M.:- La bontà della cucina romana è ben nota. Ma come ti poni tra tradizione e innovazione? Sfruttando la notizia che tanto clamore ha avuto in questi giorni, qual è stata la tua reazione da “romana” alla “Carbonara da bere” dell’ex concorrente di Masterchef , Valerio Braschi?
C.M.:- La cucina cambia, si evolve e sta al passo con le abitudini, le tradizioni stesse e i costumi contemporanei. Amo la cucina tradizionale, ma amo anche l’innovazione, quel tocco personale che si da al piatto tradizionale che può fare la differenza. Mangiare è un’esperienza e dipende quale esperienza hai voglia di fare. Io, l’esperienza unica di bere una carbonara o spalmare una lasagna personalmente la farei. Prima di criticare il lavoro di uno chef come Valerio Braschi bisognerebbe assaggiare, conoscere il processo che c’è dietro e i possibili usi che si potrebbero fare (questo approccio vale per tutto!).
C.M.:- Ringraziando ancora per la tua disponibilità, vorremmo chiudere quest’intervista con una curiosità: ma ai fornelli come te la cavi? Raccontaci qualche tuo segreto in cucina!
C.M.:- In cucina me la cavo solo con la pasta! Amo cucinare per gli amici e stare insieme per ore a tavola, limoncello dopo limoncello. Non ho particolari segreti, ti dico la verità. Se vuoi lo scoop posso dirti che mi piace il sapore dei funghi, ma non li mangio; preferisco le cozze alle ostriche e il prosecco allo champagne! (sorride)