Erice – Sospesa tra cielo e mare, sulla vetta dell’ omonimo monte, sorge la città di Venere dalla cui sommità si gode una vista mozzafiato su Trapani e sulle saline di Marsala.
É in questo antico borgo, che è un regalo divino, nasce Maria Grammatico, probabilmente la pasticcera più famosa di tutta la Sicilia, la quale diede il nome all’omonima pasticceria, dove da quasi 60 anni, tutti i dolci sono preparati artigianalmente, “come una volta”.
Insieme ai suoi collaboratori, tra cui fratelli e nipoti, c’è proprio lei, Maria Grammatico che a 82 anni trascorre ancora tutta la giornata nella sua pasticceria.
Turisti da ogni parte del mondo vengono ad Erice per due ragioni: ammirare il belvedere, magari al tramonto e degustare le specialità della signora Maria, attirati dal profumo che si diffonde tra le viuzze del borgo.
Nella sua pasticceria, come in un negozio di bomboniere, stipate in antichi armadi, possiamo trovare tutte le prelibatezze della tradizione siciliana: cannoli, cassate, frutta martorana, paste di mandorle, lingue di suocera, cassatedde, mustaccioli e moltissimi altri.
Ma ciò che ha reso famosa la pasticceria Grammatico sono le genovesi, un dolce di pasta frolla fragrante con un cuore morbido di crema pasticcera aromatizzata al limone. La forma è come quella di un piccolo girasole, rotonda con il bordo ondulato.
Rimasta orfana di padre a 5 anni, Maria viene affidata dalla madre al convento di San Carlo ad Erice, dove apprende dalle abili suore, l’arte della pasticceria. Ed è qui che apprende quello che poi diventerà il suo dolce iconico.
Nel documentario andato in onda su Food Network, la pasticcera ericina racconta di come ha “rubato” la segretissima ricetta alle suore. «Io ogni giorno, dopo il lavoro, scrivevo le ricette e il peso degli ingredienti in pezzetti di carta che nascondevo. Quando mia mamma veniva a trovarmi le davo i ‘pizzini’ e lei li metteva da parte. Un giorno me li ha consegnati tutti. Quando mi sono sentita pronta ho lasciato il convento decisa ad aprire la mia pasticceria anche se ad Erice, negli anni ’60, se una donna decideva di fare l’imprenditrice veniva considerata quasi una prostituta».
Ma Maria era una ragazza risoluta e con appena i soldi per comprare qualche chilo di mandorle ha realizzato il suo sogno.
Ancora oggi insegna con passione ai giovani che vogliono imparare la sua arte nella sua scuola di pasticceria, per tramandare “il mestiere”.
Nel nostro tour gastronomico da Agrigento a Palermo abbiamo assaggiato svariate genovesi, con differenti ripieni tra cui ricotta e gocce di cioccolato e crema al pistacchio.
Posso affermare, senza ombra di dubbio, che le migliori sono quelle ericine di Maria, che ne sforna in continuazione, a garanzia della massima freschezza del prodotto.
Pochi e semplici ingredienti, ma di qualità: farina, burro, uova, latte e scorza di limone. Niente di più.
Assaporarle appena tiepide è un’ esperienza che tutti dovrebbero provare almeno una volta nella vita.
Il sapore è genuino, delicato, avvolgente. Come l’abbraccio di una nonna che profuma di agrumi e vaniglia.
Forse è stata proprio Venere, ad infondere quell’amore che possiamo percepire ancora oggi, ad ogni morso.